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Tossinfezioni alimentari: quali sono le più pericolose in gravidanza

Quando sentiamo parlare di ‘tossinfezioni alimentari’ ci si riferisce a una serie di malattie che vengono trasmesse dai cibi o anche dall’acqua che, per una serie di motivazioni (soprattutto di natura igienica) sono contaminati da microrganismi e dalle loro tossine. Queste malattie di origine alimentare possono rivelarsi molto pericolose quando colpiscono soggetto cosiddetti ‘a rischio’, tra cui anche le donne in dolce attesa poiché il loro sistema immunitario è modificato dalla presenza del feto e questo rende l’organismo più suscettibile alle infezioni.

Le tossinfezioni alimentari possono essere di natura diversa. Per esempio se a causare un’intossicazione alimentare è un batterio, abbiamo il botulismo provocato dalla tossina del Clostridium botulinum, batterio Gram +. Si tratta di un’infezione molto grave con sintomi che vanno dalla perdita parziale della capacità di parlare, o della vista, al vomito fino alla paralisi muscolare. Se si sospetta di aver consumato del cibo contaminato da questa tossina, bisogna agire quanto prima con la somministrazione di un’antitossina nelle prime ore dalla comparsa dei sintomi.

Tra le altre intossicazioni alimentari derivanti dai batteri che possono essere dannose per una donna incinta ci sono la listeriosi e la salmonellosi.

In caso di Listeria monocytogenes le conseguenze per il feto sono spesso fatali: la morte intrauterina è più frequente nel primo e secondo trimestre di gravidanza mentre se l’infezione si verifica nel terzo trimestre, il neonato può nascere prematuro e malato. L’incubazione della listeriosi va dai 2 giorni alle 6 settimane. Il batterio che la causa si trova nei foraggi, nelle acque di fiume, nei liquami e detriti utilizzati per la concimazione, nel suolo e nei vegetali.

Per evitare la contaminazione bisogna seguire alcune regole essenziali: non mangiare latte crudo cioè non pastorizzato e i suoi derivati com creme, latte acido, gelati, formaggi molli magri (Brie, Camembert e la feta); evitare di mangiare carne cruda o poco cotta; non mescolare cibi crudi e cotti durante la preparazione e la conservazione degli alimenti, soprattutto quando si manipolano le uova, le carni crude e le verdure, in quanto sono i principali alimenti coinvolti; lavare molto bene le verdure; conservare gli alimenti a una temperatura pari a + 4º C; tenere puliti frigorifero e attrezzi da cucina; non tenere troppo a lungo i cibi in frigo prima di consumarli; controllare attentamente la data di scadenza dei prodotti.

Poi ci sono le salmonelle responsabili di intossicazioni certamente meno gravi che solo in assenza di adeguata terapia possono provocare occasionalmente la morte. La forma più grave è il tifo provocato dalla Salmonella typhi che può essere trasmessa al feto e causare un aborto o un parto prematuro.

La salmonellosi si contrae ingerendo acqua o alimenti contaminati da feci di individui malati o di animali. I sintomi si manifestano dopo 12-48 ore dall’ingestione di alimenti contaminati, diarrea accompagnata da febbre, nausea, vomito, mal di testa e malessere generale. Nella maggior parte dei casi la malattia ha un decorso benigno e non richiede l’ospedalizzazione, ma talvolta l’infezione può aggravarsi al punto tale da rendere necessario il ricovero.

Gli alimenti a rischio sono uova crude o poco cotte e derivati a base di uova; latte non pastorizzato e i suoi derivati compreso il latte in polvere; carne e derivati; salse e condimenti per insalate;
preparati per dolci, creme; gelato artigianale con uova crude; frutta e verdura contaminate durante il taglio. Le regole per la prevenzione sono pressoché simili a quelle già viste in precedenza.

Poi c’è la toxoplasmosi causata da un microrganismo chiamato Toxoplasma gondii presente nelle feci del gatto e in tutti i posti contaminati. E’ molto facile prenderla, senza nemmeno accorgersene perché dà sintomi lievi e generici. Una volta contratta non si rischia più di ammalarsi ma se viene presa in gravidanza può essere molto pericolosa per il bambino, visto che può passare al feto attraverso la placenta.

Se il feto si ammala, si può arrivare all’aborto spontaneo, malformazioni, danni al sistema nervoso centrale che possono portare a un ritardo mentale o all’epilessia oppure lesioni agli occhi che possono provocare cecità. Alla fine della gravidanza il passaggio della malattia attraverso la placenta è più facile, ma i rischi sono minori. Per sapere se si è immuni oppure sensibili all’infezione basta un semplice esame del sangue che permette di rilevare la presenza di anticorpi contro il toxoplasma.

In caso di un’intossicazione alimentare non gravissima (ovviamente indispensabile consultare il medico), è importante che la donna resti idratata, quindi dovrà bere per almeno 12 ore e ingerire delle fibre semplici (camomilla e fette biscottate, minestrine, yogurt). Passate queste prime ore, si potranno aggiungere riso in bianco e zuppe semplici a base di verdura.