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Partorire sorridendo con il parto esilarante

Alcune donne sono terrorizzate all’idea di provare dolore durante il travaglio, perciò per ridurre la sofferenza del parto chiedono all’equipe ginecologica l’anestesia epidurale. Molte però sono ignare del fatto che esista un’alternativa analgesica, ossia il protossido di azoto che va inalato. Questo agisce sul sistema nervoso centrale e stimola la produzione di endorfine dando disinibizione attraverso un leggero intontimento, ma comunque la donna resta sveglia e vigile durante il travaglio, mantenendo il controllo della muscolatura.

Il protossido di azoto è un gas con un leggero effetto euforizzante, ansiolitico e analgesico; in sala parto viene miscelato al 50% con l’ossigeno e somministrato sotto forma di anestesia orale. La partoriente, assumendo la posizione a lei più congeniale, quando entra nella fase dilatante, deve respirare tramite una mascherina collegata ad una bombola, e toccherà solo a lei stabilire quando è il momento di inalare il gas per alleviare i dolori. Così l’analgesico è gestito autonomamente, perché è proprio la madre ad azionare una valvola prima di ogni contrazione, poi l’effetto giunge dopo circa 50 secondi dopo aver respirato la miscela di ossigeno e protossido di azoto.

Partendo dal presupposto che l’efficacia analgesica varia per ogni donna, il gas esilarante, risulta in termini di inibizione del dolore, meno efficace dell’ epidurale, ma ha meno effetti collaterali rispetto agli altri analgesici. Al massimo reca una temporanea e leggera nausea, mentre per il bambino non è assolutamente dannoso e addirittura costerebbe anche di meno allo Stato, ma purtroppo è entrato nelle sale parto italiane soltanto dal 2010, mentre risulta molto affermato in Inghilterra e in Canada.

Un altro motivo per cui in Italia questo metodo è poco adoperato è perché vi è la preoccupazione che il gas, diffondendosi nell’ambiante, giunga anche agli operatori sanitari presenti. Ecco quindi che attivando un sistema di erogazione capace di convogliare in una fessura attorno alla mascherina l’aria espirata il problema non si pone. Infine va ricordato che sempre fino a qualche anno fa il protossido di azoto, non era registrato come farmaco ma come gas medicale, riducendone l’uso solo alle sale operatorie.

Gli ospedali italiani che usano come tecnica anestetica il gas esilarane sono: la Clinica Mangiagalli e l’Ospedale Buzzi a Milano, l’Ospedale Careggi di Firenze, l’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli e l’Ospedale SS. Pietro e Paolo di Borgosesia, il Santo Spirito di Casale Monferrato, il Moriggia Pelascini di Gravedona e Uniti, gli ospedali di Castelfranco Veneto e Montebelluna e il Policlinico Umberto I a Roma.