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Partogramma in travaglio: cos’è?

Quante mamme hanno mai sentito parlare di partogramma? Si tratta di un metodo attraverso il quale vengono segnate ed indicate le variazioni in corso di travaglio ed annotate su un grafico, in relazione ai tempi in cui tali cambiamenti si presentano. L’ ostetrica si occupa della compilazione del partogramma.

Tale grafico inizia ad essere compilato nel momento in cui effettivamente si innesca il travaglio, anche se la grande varietà di criteri oggettivi per la sua definizione si aggiungono a quelli soggettivi (e cioè percepiti dalla donna) che invece non sono sempre precisi e attendibili.

Tra i criteri oggettivi hanno massimo valore la valutazione della dilatazione cervicale, del suo appianamento, rottura delle membrane, il livello della parte presentata, la documentazione attraverso cardiotocografia delle contrazioni uterine, con la necessaria registrazione del battito cardiaco fetale.

Ci sono vari modelli di partogramma in uso, ma tutti valutano i seguenti elementi:

  • La dilatazione della cervice e il livello della parte presentata che vengono inseriti all’ interno di un medesimo grafico, proprio perché un travaglio con un corretto andamento presenterà due curve differenti che andranno ad incrociarsi: segno di una buona dilatazione e di un corretto impegno/adattamento dei diametri fetali a quelli del bacino materno. Questa valutazione si effettua con la visita ostetrica, ogni due ore circa, attraverso cui può essere apprezzata l’ evoluzione del travaglio, con centralizzazione e ammorbidimento del collo dell’ utero;
  • Lo stato delle membrane (rotte o integre) deve necessariamente essere registrato soprattutto in relazione al colore del liquido in seguito a rottura (se limpido e chiaro, tinto di meconio, non valutabile per anidramnios o oligoidramnios, abbondante per polidramnios, o addirittura poltaceo). Tutti questi elementi devono sempre associarsi al tracciato cardiotocografico per individuare eventuali stati di sofferenza fetale;
  • Quindi, è importantissima la cardiotocografia, con la quale si valutano le contrazioni (frequenza, intensità) ed il benessere fetale. Ogni tracciato cardiotocografico ha una certa importanza medico-legale ed è opportuno che ogni partogramma faccia riferimento ad esso;
  • In corso di travaglio, nella partografia è possibile annotare la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca materna, per poter monitorare lo stato della futura mamma;
  • Infine, in qualche partogramma può essere indicato l’ evoluzione dell’ atteggiamento materno, se attivo o passivo, rispetto all’ evoluzione del travaglio .
  • E’ per tutti questi motivi che il partogramma rappresenta uno degli strumenti più attendibili (proprio per la sua schematicità) ed universali nella descrizione del travaglio di parto. Ogni mamma potrebbe aver accesso al proprio partogramma con il ritiro della cartella clinica, per poter conoscere e “studiare” la storia del proprio travaglio. Quella “storia” che darà vita al futuro del proprio bambino.