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Neofobia alimentare: come reagire ai ‘non mi piace’ dei bambini

Dei cosiddetti ‘terribili due’ abbiamo già ampiamente parlato. Adesso trattiamo un argomento comunque collegato a quel periodo della vita del nostro bimbo in cui iniziano i capricci con la C maiuscola e le sue prime manifestazioni di indipendenza. Infatti intorno al secondo anno di vita diventano sempre più frequenti i “Non mi piace”, non lo voglio, ho detto no” che i nostri figli iniziano a ripetere sempre con maggiore frequenza: vediamo qual è l’atteggiamento più adatto da assumere in queste circostanze che, provare per credere, rischiano davvero di esasperare i genitori.

Diciamo che il periodo che inizia intorno ai due anni è la prima ‘guerra dell’indipendenza’ con la quale mamma e papà dovranno avere a che fare, prima di quella che si presenterà nel periodo dell’adolescenza. Come sempre, anche in questo caso la virtù sta nel mezzo nel senso che non bisogna dire sì a ogni richiesta del bambino ma nemmeno rispondere con un no secco, addirittura minacciando punizioni che probabilmente poi non attuiamo perdendo, in questo modo, di credibilità. Secondo gli esperti, di fronte ai capricci dei piccoli servono poche regole ma chiare e precise.

Per esempio questo è il periodo in cui il bambino adora accogliere con un “Non mi piace” tutti i piatti che gli mettiamo davanti. E’ questo il momento in cui tendono a non assaggiare cibi nuovi e a volere sempre le stesse cose da mangiare. I medici parlano di ‘neofobia alimentare’, il rifiuto di assaggiare cose nuove.

Assolutamente sbagliato fare come se ci trovassimo al ristorante: non bisogna cambiare il menù che abbiamo cucinato per nostro figlio, sull’alimentazione non dobbiamo cedere perchè loro sono estremamente furbi e capiscono al volo la nostra debolezza. Ovviamente l’atmosfera non dev’essere rigida, anzi, piuttosto serena, allegra, dobbiamo creare un ambiente armonico e non usiamo l’arma delle intimidazioni.

Certo non manca qualche trucchetto. Se per esempio abbiamo preparato un piatto nuovo per pranzo, optiamo per una colazione più leggera in modo che il bimbo arriverà affamato e proponiamo il cibo ‘sconosciuto’ come prima portata.

Se siamo molto fortunati, andrà bene alla prima prova. Ma se, come quasi sempre accade, il bimbo reagisce con uno dei suoi immancabili “Non mi piace” non facciamone una tragedia: proviamo ancora per un po’ ma poi non forziamolo: se salta un pasto non sarà la fine del mondo. Non proponiamo alternative altrimenti il suo rifiuto potrebbe durare ancora a lungo. Ma nemmeno seguiamo il metodo di solito adottato dai nonni di proporre per giorni lo stesso piatto fino a che si abituerà a mangiarlo: è un’imposizione assolutamente diseducativa.

I cibi rifiutati vanno sì riproposti ma non imposti. Dopo un paio di giorni dal primo “Non mi piace” possiamo riprovare come se niente fosse, solitamente è necessario riprovare dalle 10 alle 15 volte, non di seguito ma comunque concentrate in un periodo di tempo non troppo lungo.

Parola d’ordine: pazienza, pazienza e ancora pazienza perché i risultati non arrivano mai subito. Sarebbe bene coinvolgere il bimbo quando facciamo la spesa, dicendo che poi prepareremo un bel pranzetto con gli ingredienti buoni che siamo comprando insieme, oppure farli fare qualcosa in cucina, tipo lavare le verdure che poi lui stesso mangerà.

Mettiamo fantasia nel piatto, usiamo alimenti colorati e se sappiamo che una cosa proprio non piace, tipo i piselli, non mettiamone troppi nel suo piatto: sarebbe controproducente.