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Emorroidi dopo il parto: cause e soluzioni

Una delle conseguenze più fastidiose e, talvolta, anche dolorose dopo il parto è rappresentata esattamente dalla malattia emorroidaria (ciò che comunemente si definisce come emorroidi) spesso correlata ad un eccessivo sforzo associata ad una predisposizione.

Uno stile di vita scorretto, scarsa igiene anale, stipsi o diarrea cronica, fumo, consumo eccessivo di farmaci, l’ obesità, l’ età sono alcuni tra i fattori predisponenti che ne determinano spesso l’ insorgenza.

Le emorroidi sono una sorta di cuscinetti che si trovano a livello anale in una condizione pienamente fisiologica, ma un’ infiammazione e un prolasso di tali strutture anatomiche possono portare alla sintomatologia classica.

Bruciore, lievi sanguinamenti e anche prurito costituiscono la triade sintomatologica che va a degenerare sulla base del grado di severità (da 0 a 3) in riferimento a vari criteri, specialmente in associazione alla gravità del prolasso.

Il segnale più allarmante resta senza discussione il sanguinamento che potrebbe presentarsi in seguito ad evacuazione, sulla carta igienica o a livello fecale.

In gravidanza si verifica un picco di incidenza di tale condizione proprio per motivazioni sia ormonali che meccaniche e, appunto, per aumento della pressione intra-addominale durante il parto.

Nella maggior parte dei casi le emorroidi regrediscono spontaneamente, mentre spesso si rendono necessari trattamenti più specifici: dalla semplice ma basilare attenzione all’ alimentazione (cibi integrali, verdura, bere molta acqua) all’ utilizzo di creme antinfiammatorie su base cortisonica o, ancora, il ricordo ad interventi di natura chirurgica (legatura elastica, trattamento sclerosante, asportazione, crioterapia o la de arterializzazione emorroidaria) nei casi più resistenti.