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Come riconoscere i segnali del travaglio

La paura che più si presenta nelle future mamme è quella di non riuscire a capire quando il travaglio attivo si innesca, senza rischiare precocità o ritardi nel recarsi nell’ ospedale più vicino.

Ecco perché si parla di segnali del travaglio, che spesso si presentano come inconfondibili ed immediatamente comprensibili agli occhi di una mamma che non si lascia prendere dall’ ansia e dall’ agitazione.

Il segreto, infatti, è quello di imparare ad ascoltare il proprio corpo, captando ogni singolo “allarme” proveniente da esso.

Nelle ultimissime settimane si sente sempre più spesso la necessità di urinare proprio come conseguenza dell’ avvicinamento al momento dell’ impegno della parte presentata fetale all’ interno del bacino materno e, nello specifico, con pressione associata sulla vescica.

Questa stessa pressione e “discesa” indurrà un cambiamento dell’ aspetto rotondo della pancia, con fondo dell’ utero percepito più in basso. La donna avvertirà esattamente la sensazione di poter allacciare la cintura del vestito più facilmente e di respirare meglio rispetto ai giorni precedenti.

Nausea, pirosi gastrica, difficoltà nella digestione, mal di schiena persistente possono presentarsi come piccole difficoltà, ma d’ altro canto la bomba ormonale che “esplode” per la mamma potrebbe farla sentire come donna nuova e “rigenerata”. “Non sono mai stata bene in tutta la gravidanza come ora” è una delle frasi più frequenti di chi si avvicina al fatidico momento.

La donna potrebbe da un momento all’ altro perdere il tappo mucoso, una sorta di ammasso gelatinoso presente a livello del collo dell’ utero, che protegge il feto da infezioni e traumatologie di vario genere. La donna “marca” per la prima volta nel momento in cui ritroverà sugli slip questo muco aggiunto a piccole tracce di sangue.

Segno indiscutibile è rappresentato esattamente dalle contrazioni uterine, con distinte percezioni sulla base della fase di travaglio in cui ci si trova. Inizialmente si avvertiranno piccoli indurimenti che coinvolgono tutto l’ utero, associati a fastidio (che in un secondo momento evolverà in dolore) nel basso ventre con irradiazione alle gambe e a livello lombare. In un secondo momento, la contrattilità da sporadica diverrà regolare e aumenterà di intensità e frequenza, così che spesso la gestione di questo momento potrebbe risultare più difficoltosa e richiedere una maggiore concentrazione. Le contrazioni partiranno verosimilmente dagli angoli tubarici per spingersi fino al collo dell’ utero longitudinalmente.

Infine, la rottura delle membrane è un elemento importantissimo da tenere in considerazione e soprattutto da riportare all’ attenzione del medico e dell’ ostetrica, cercando di dare una descrizione approssimativa circa la quantità e il colore del liquido amniotico defluito. E’ opportuno anche riportare l’ ora di rottura delle membrane e rivolgersi immediatamente al personale competente o all’ azienda ospedaliera/clinica di riferimento.

Spesso, si deve fare attenzione anche a piccole perdite ematiche, emblema delle modifiche del collo dell’ utero che lentamente si prepara a centralizzarsi, appianarsi e dilatarsi per poter, in fase conclusiva, favorire la discesa fetale verso gli ultimi spazi del canale del parto.

Insomma, sono numerosi i segnali che il nostro corpo ci invia nel momento in cui lo stesso si prepara all’ evento che lo cambierà definitivamente e che, soprattutto, muterà (da un punto di vista emotivo , psicologico e sociale oltre che fisico) la donna che per la prima (o per l’ennesima) volta si farà chiamare mamma.