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Gravidanza, presenza di proteine nelle urine: perché?

La proteinuria alta in gravidanza consiste nella presenza di proteine all’ interno dell’ urina durante le settimane gestazionali. L’ anomalia sta esattamente nel individuazione di proteine nelle urine che non dovrebbero prevederne la presenza. L’ eliminazione proteica avviene attraverso i reni e non è fisiologicamente prevista nell’ organismo. Naturalmente ci sono cause scatenanti ben precise e rischi correlati non indifferenti in relazione ai valori della proteinuria.

Minime tracce di proteine, specie dell’ albumina, nelle urine in gravidanza possono rientrare ancora in una sfera fisiologica proprio per le sue dimensioni che permettono di oltrepassare il “limite renale”.

Naturalmente i valori superiori alla norma di proteine nelle urine devono essere considerate come un segnale particolarmente importante. Si potrebbe trattare di un inizio, o di una fase acuta addirittura, di pre-eclampsia (definita tradizionalmente gestosi).

La pre-eclampsia è una patologia molto particolare correlata alla gravidanza stessa. La diagnosi di tale fenomeno disfunzionale è data da una triade sintomatologica caratteristica: ipertensione arteriosa, edema e, non per ultima, proteinuria.

Inoltre a questo insieme di segni clinici può essere aggiunta una sintomatologia che passa dalla cefalea ai fosfeni, dal dolore epigastrico a barra a delle vere e proprie crisi eclamptiche (tendenzialmente correlate a dei picchi della pressione arteriosa e all’ accentuazione di tutti gli altri segni).

Inoltre, i valori di proteinuria elevati possono essere collegati alla gromerulonefrite e ad altre manifestazioni patologiche renali. I valori di riferimento per indicare le alterazioni preoccupanti sono quelli maggiori di 150 mg/l, mentre si fa diagnosi di gestosi con valori superiori a 300 mg/l nella raccolta delle urine delle 24 ore.

Tutto dovrà essere indagato nel dettaglio dallo specialista per individuarne la causa e soprattutto per tenerne sotto controllo l’ andamento. Si può praticare una terapia farmacologica precisa o, in casi estremi, prevedere l’ induzione del parto in anticipo se quella data condizione anticipa una sofferenza grave materna e fetale.