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Sanguinamenti nel secondo e terzo trimestre: cause e trattamento

I sanguinamenti nel primo trimestre sono piuttosto frequenti e in una buona percentuale di casi anche fisiologici. Nel secondo e terzo trimestre invece bisogna prestare molta attenzione a questo segno clinico e ai sintomi che sono associati e indipendentemente dalla quantità di sangue è bene recarsi sempre in ospedale per un controllo.

La causa più temibile di un sanguinamento nel secondo e terzo trimestre è rappresentata da un distacco di placenta. Questa evenienza rappresenta una emergenza ostetrica perché potrebbe mettere in serio pericolo la vita della madre e del bambino.

Il distacco di placenta avviene con più frequenza nei casi di placenta previa o altre anomalie placentari. In alcuni casi un distacco di placenta di piccola entità si risolve spontaneamente con la formazione di un ematoma retro placentare. In altri casi invece con sanguinamenti cospicui e di colore rosso vivo si rende necessario l’intervento medico.

Durante un sanguinamento da distacco di placenta, se i tempi non sono maturi per l’espletamento del parto il trattamento che viene effettuato è un monitoraggio del benessere materno fetale, ecografia o cardiotocografia a seconda delle settimane di gestazione, esami ematochimici materni per dosare l’emoglobina, una terapia tocolitica se l’utero presenta una attività contrattile. Se i parametri materno-fetali si mantengono si adotta una strategia di attesa in regime di ricovero, monitoraggi continui e riposo assoluto a letto.

Se il sanguinamento non si arresta l’emoglobina materna continua a scendere, non solo la mamma rischia uno shock ipovolemico e una CID (coagulazione intradisseminata), ma anche il feto è in pericolo di sofferenza acuta e morte in utero perché dalla placenta non gli arriverà più il giusto afflusso di sangue. Per questi motivi ci sono tutte le indicazioni ad espletare il parto in cesareo d’urgenza, anche se i tempi sono prematuri. Solo espletando il parto infatti sarà possibile arrestare l’emorragia materna dall’interno (nei casi più gravi viene tolto l’utero) e continuare a nutrire il feto, che anche se prematuro, con queste condizioni estreme ha comunque più possibilità di sopravvivenza fuori dall’utero che dentro.

Un sanguinamento accompagnato da dolori crampiformi però può anche essere dovuto semplicemente ad una iniziale dilatazione del collo e all’innesco del travaglio. In questi casi la situazione rientra nella fisiologia se si è a termine di gravidanza, altrimenti si parla di minaccia di parto pretermine, che va trattata in regime ospedaliero, con terapia tocolitica, monitoraggio e riposo assoluto.