Posizioni durante il travaglio: quale preferire?

Il travaglio di parto è naturalmente il momento tanto atteso per poter finalmente tenere fra le proprie braccia il piccolo che fino a poco prima si teneva dentro il proprio ventre. Niente di più poetico. Ma qual è il modo è più opportuno per accogliere il nuovo nato cercando di ridurre naturalmente e dolcemente il dolore?

La scelta della posizione giusta durante il travaglio è ciò che garantirà un vissuto più tranquillo di un’ esperienza che non poche volte si ricorda come traumatica per non aver trascorso le ore delle contrazioni più forti in piena serenità e sicurezza.

Purtroppo, la posizione prediletta è quella litotomica (ovvero la classica ginecologica) che offre tanti vantaggi quanti svantaggi. Se da una parte è quella che garantisce la comodità all’ operatore per la facilità di accesso al perineo, per mantenere l’ igiene e svolgere le manovre ostetriche (dagli interventi in urgenza alla stessa possibilità di auscultazione del battito cardiaco fetale), dall’ altra è quella che gioca proprio a sfavore dell’ interesse della donna.

Infatti la posizione litotomica limita molto la donna nel travaglio soprattutto perché crea proprio una forma di inutile immobilità, non rende possibile la retropulsione del coccige che garantirebbe una maggiore facilità nel passaggio fetale, si oppone alla forza di gravità e, spesso, non riduce assolutamente le sensazioni di dolore.

E’ per questo che esistono tante altre posizioni, che oltretutto sono sempre state utilizzate durante i travagli delle donne di tutte le epoche perché sono ciò che garantiscono quella famigerata naturalità e comodità durante un momento così particolare. Per assurdo, le donne continuavano a svolgere tutte le attività domestiche anche durante il travaglio (mantenendo la totale libertà e mobilità) fino al momento espulsivo.

E’ stata la continua medicalizzazione <a del parto ad aver giocato a sfavore di tutti questi elementi, nonostante sono proprio le ostetriche a cercare di combattere proprio a favore del parto dolce e soprattutto a favore del coinvolgimento del partner nel corso di tutte le posizioni preferite dalle donne.

  • Posizione accovacciata con cui aumentano i diametri del bacino per semplificare la progressione fetale, riducendo anche lo sforzo muscolare;
  • Posizione a carponi è quella che corregge tantissime mal posizionamenti fetali, aumentando i diametri del canale del parto, alleviando il dolore e prevenendo la distocia di spalla;
  • La posizione verticale è quella che approfitta innanzitutto della forza di gravità, permettendo la discesa della parte presentata anche grazie alla facilità nel fare le rotazioni con il bacino;
  • La posizione genupettorale (in cui gomiti e ginocchia sono poggiati a terra) favorisce la flessione della parte presentata se mantenuta per almeno 30 minuti.;
  • La posizione laterale (preferibilmente sul fianco sinistro per garantire una minore compressione della vena cava inferiore, per il benessere fetale) ponendo la gamba esterna verso il petto, quella interna verso l’ interno e lo schienale a livello delle gambe. In questo modo si amplieranno i diametri del bacino, non creando fastidi e dolori aggiunti sulla schiena.

Naturalmente la donna deve vivere il travaglio in assoluta libertà, considerando proprio che nessuna posizione è più o meno giusta rispetto alle altre proprio perché dipende dalla scelta e dalle preferenze della futura mamma.

Inoltre nella fase espulsiva possono essere utilizzati alcuni strumenti che, purtroppo, non sono presenti in tutte le sale parto: cuscino da parto, pallone gigante, ruota da sala parto (di recente introduzione, ma utilissima), sgabello olandese, sedia o poltrona da parto o, ancora, la corda. Non è assolutamente da dimenticare la modalità del parto in acqua.

Sulla base di queste conoscenze, le mamme devono sapere che è un proprio diritto chiedere e volere un parto che sia più consono ai propri desideri, cercando la posizione totalmente adatta a sé, quella che darà un sollievo alle sofferenze del travaglio. E’ un diritto volere questa forma di integrità e disporre liberamente del proprio corpo per poter accogliere al meglio il proprio bambino.