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Parondotite in gravidanza: l’intervista all’esperto

Aspettare un bambino è sicuramente un momento magico e fondamentale nella vita di una donna. In questo periodo delicato non va assolutamente trascurata la bocca e l’igiene orale (qui le linee guida del Ministero della Salute su come curare al meglio i denti durante i nove mesi!), che se tralasciata può condurre a problematiche importanti sia per la futura mamma che per il bimbo. Abbiamo fatto alcune domande sulla parodontite al Dottor Simone Stori, odontoiatra specializzato nella cura non invasiva della parodontite e Direttore Sanitario alla Microdent Dental Spa di Bologna.

Perché anche in gravidanza non bisogna trascurare l’igiene orale?
Perché durante la gravidanza c’è un netto incremento di problematiche odontostomatologiche.
Frequenti sono la comparsa di gengiviti, sanguinamento sia spontaneo che provocato, aumento di sensibilità dentaria e altri fastidi di vario tipo. Questi segni e sintomi non vanno sottovalutati per evitare lo sviluppo di patologie più serie come la parodontite.

Che cos’è la parodontite?
La parodontite è infezione batterica che colpisce i tessuti di supporto del dente e può portare, se non trattata adeguatamente, ad un marcato riassorbimento osseo e in extremis
alla perdita di uno o più elementi dentari anche in età precoce.

Quali rischi si corrono se non viene curata?
La presenza di piorrea in gravidanza è stata negli ultimi anni correlata da numerosi studi
clinici ad un maggiore rischio di parto prematuro (circa 37 giorni prima del termine) e di
nascita del bambino sottopeso (2,5 kg sotto la media). Inoltre la parodontite è fattore di rischio per l’infertilità maschile e femminile.

Questa correlazione a cosa è dovuta?
E’ stato dimostrato come nei tessuti placentari di soggetti affetti da parodontite
siano presenti antigeni del Porphyromonas Gingivalis, batterio correlato strettamente
all’infezione parodontale, segno che la placenta può essere bypassata da questi
microrganismi che entrando in contatto con la barriera amniotica producono tossine.

Come si cura?
Dopo un’accurata diagnosi clinica e di laboratorio (esami microbiologici e genetici), evitando in gravidanza le radiografie, si imposta una terapia non invasiva e praticamente indolore con l’ausilio di strumentazioni tecnologiche come il microscopio ed il LASER. Al termine del rapido ciclo terapeutico la ripetizione delle analisi dei batteri permette di “certificare” la guarigione. Il vantaggio di questa terapia è che, oltre ad essere oggettiva, può essere eseguita anche in gravidanza non richiedendo farmaci ed anestesia.

Manuela Mariani