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Come comprendere il linguaggio vocale e corporeo dei neonati

Quando un neonato viene messo al mondo piange e questa è la sua prima forma di linguaggio vocale. Attraverso l’emissione delle lacrime accompagnate da urla neonatali, manifesta infatti sensazioni di spavento o la volontà stessa di ottenere qualcosa, insomma richieste che il genitore deve riuscire a decodificare imparando a capire il suo linguaggio vocale e corporeo. Di seguito cercheremo di standardizzare comportamenti del bebè, tenendo però presente che non stiamo parlando di modelli di fabbrica ma di piccole persone sempre e comunque diverse le une dalle altre.

Si stropiccia le orecchie e in concomitanza succhia il pollice: attraverso l’osservazione giornaliera del bebè, il genitore potrebbe associare, costatando l’andamento quotidiano, questo gesto al sonno e quindi a semplice stanchezza.

Tocca i lobi e infila le sue dita nei padiglioni auricolari: non è sonno ma esplorazione corporea.

Stira le gambe e poi le porta alla pancia: se il tutto è accompagnato dal pianto inconsolabile e avviene alla sera in intermittenza, vuol comunicare una sofferenza fisica come le coliche.

Mani chiuse a pugno: non riuscendo ancor bene ad articolare le mani presenta una classica rigidità e ovviamente se gli si porge un dito e questo viene stretto forte dal bebè non è perché vuole compagnia ma semplicemente il suo è un riflesso neonatale.

Mani in bocca e pianto: il bebè è affamato, ma se le sue manine sono messe soltanto vicino al volto e poi in bocca senza avere il passaggio del pianto, sta unicamente esplorando il suo corpo e non sta richiedendo la poppata.

Inizia a vocalizzare: avviene intorno al 4-6 mese non vuol comunicare nulla se non il suo sperimentare attraverso la lallazione.

I vocalizzi hanno vere intenzioni: fra i 9-12 mesi le abilità motorie migliorano e vengono accompagnate a dei suoni sempre più simili a parole che intendono un volere un oggetto o la mamma, insomma inizia la vera verbalizzazione.

Ripetizione delle parole udite: non sempre ciò che dice corrisponde a ciò che vuole, ma semplicemente sta ampliando il suo vocabolario che fra i 12 e i 18 mesi raggruppa dalle 10 alle 100 parole bisillabiche.

Ovviamente verso i 2-3 anni non c’è bisogno più di interpretare gesti e suoni del bambino che anche con l’aiuto della scuola, inizia a parlare sempre più nitidamente. Per gli stessi genitori termina l’incomprensione iniziale riguardante la gestione di un neonato, interloquire con un bimbo diventa piacevole, anche leggergli una favola gli aprirà nuovi mondi e lo arricchirà mentalmente e verbalmente.