foto_svezia_ferma_il_business_della_gravidanza

Gli esami del terzo trimestre: quali sono e quando farli

Anche il terzo trimestre è ricco di controlli standardizzati e non. Ecco quelli previsti dal libretto:

EMOCROMO: gratuito fino a due volte

COMPLESSO TORCH: nel terzo trimestre la placenta diventa più permeabile, quindi il rischio di trasmissione feto-placentare aumenta e pertanto è importante escludere infezioni in atto.

hBsAg: è il dosaggio degli anticorpi contro l’epatite B. In caso in cui risulti una infezione in atto c’è un alto rischio di trasmissione nel canale del parto, pertanto è necessario attuare delle misure di precauzione specifiche.

ESAME URINE CON PROTEINUREA: la proteinuria è la valutazione della presenza di proteine nelle urine. Alti livelli di proteine nelle urine sono un importante campanello di allarme per la gestosi. Se associate ad ipertensione ed edemi sono un vero e proprio indice diagnostico. Gratuito e ripetibile fino a 4 volte.

CONTROLLO PRESSIONE ARTESIOSA: i controlli diventano più serrati nel terzo trimestre perché è questa l’epoca di maggior incidenza di ipertensione in gravidanza, un indicatore di possibile pre-eclampsia.

A 28 SETTIMANE: TAMPONE VAGINALE E RETTALE. Questo esame viene richiesto per escludere la presenza di streptococco B. Questo batterio quando causa infezione acuta (quando cioè è presente un alta carica batterica) può portare ad una rottura prematura delle membrane e scatenare un parto pre-termine ed essere trasmesso per via ascendente al feto, con gravi conseguenze alla nascita. L’esame è di routine ed è gratuito.

DALLE 32 ALLE 34 SETTIMANE ECOGRAFIA DI ACCRESCIMENTO: In questa epoca verrà valutato l’accrescimento fetale e verrà rapportato con i percentili per verificare che sia nella norma. In taluni casi si può registrare un IUGR (ritardo di crescita intrauterina) oppure una macrosomia fetale (crescita maggiore della norma). Entrambi i segni possono essere legate ad alcune condizioni cliniche come i difetti placentari nell’IUGR, lo stress materno, oppure il diabete gestazionale nella macrosomia. In altri casi i disturbi dell’accrescimento possono rientrare in un quadro di para-fisiologia, vale a dire che non si riscontrano cause cliniche o altre condizioni preoccupanti. Nella stessa ecografia si valuterà il benessere della placenta e del liquido amniotico.

A 37 SETTIMANE: CARDIOTOCOGRAFIA. Si tratta del monitoraggio del battito cardiaco fetale e dell’attività contrattile dell’utero attraverso un monitor. Questo controllo può essere prescritto anche prima in condizioni particolari, come nel caso di minaccia di un parto pre-termine. E’ gratuito e può essere ripetuto fino a che il ginecologo lo ritenga necessario.

DOPO LE 41 SETTIMANE: ECOGRAFIA E CARDIOTOCOGRAFIA. Qualora in questa epoca non si fosse ancora innescato il travaglio sarà necessario monitorare il benessere fetale e il funzionamento placentare, che va incontro ad invecchiamento. Se il feto è in posizione cefalica si comincia a ipotizzare una induzione al parto, se è in posizione trasversa si tenterà una manovra di rivolgimento o si comincia a pensare all’eventualità di un taglio cesareo. Nel caso in cui feto e madre stiano bene, il protocollo prevede una attesa fino alle 42 settimane prima di indurre il parto.