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Diario della gravidanza: la ventiseiesima settimana

Bel numero il 26. E’ l’età dolce che avevo quando ho conosciuto quello che è diventato mio marito 3 anni dopo. L’uomo che mi rende felice ogni giorno, che mi ha fatto diventare mamma già una volta e che sta vivendo con me anche l’avventura di una seconda esperienza di genitorialità.

E infatti questa mia gravidanza va avanti veloce e più che ci penso e che ne parlo, più che questa faccenda diventa per me di primaria importanza. Tutto ciò che succede intorno a me assume una sfumatura di minore importanza rispetto a ciò che avviene dentro di me.

In questa ventiseiesima settimana di gravidanza ho avuto paura di essermi presa una infezione che avrebbe potuto nuocere al nanetto che si muove in pancia. Avevo probabilmente una banale influenza, ma ero davvero in ansia perché non riuscivo a guarire del tutto. Per una fortuita coincidenze, proprio in questi giorni avevo il mio appuntamento mensile con i prelievi del sangue per tenere sotto controllo toxoplasmosi e citomegalovirus: tutto nella norma! Sono molto, molto sollevata.

In ogni caso, durante questi ultimi giorni il mio corpo risponde benissimo agli stimoli della gravidanza: mi sento in forza, per niente spossata, come invece succedeva nei primi, lunghi mesi di attesa. Per un certo periodo avevo quasi smesso di prendere in braccio la mia bambina di un anno e mezzo, perché sentivo che il suo peso, tra gli 11 e i 12 chili, era troppo faticoso per me. Ora finalmente va tutto a gonfie vele… almeno finché non arriverò al fatidico terzo trimestre, quando sembra impossibile che la pancia possa crescere ancora e invece, decisamente, si gonfierà giorno dopo giorno in modi sempre più ingombranti.

Il fatto di avvicinarsi velocemente al termine della gravidanza porta anche amici, conoscenti e, sì, anche sconosciuti a sentirsi in diritto di raccontarmi i parti più strampalati dei quali abbiano in qualche modo notizia: l’ultima, una signora al supermercato, che mi ha raccontato di una amica alla quale hanno indotto il travaglio e dopo ben 2 giorni (48 ore) di dolori… niente, le hanno fatto il cesareo. La frase: “Non succederà per caso anche a te?” poteva anche risparmiarsela, no?!