esami da fare in gravidanza mese per mese

Streptococco in gravidanza: sintomi, tampone e cura

Lo streptococco di gruppo B (Streptococco agalactiae, GBS), è una delle principali cause di severa infezione neonatale. Il batterio può essere presente nel tratto gastrointestinale o genitale della donna (streptococco vaginale) in gravidanza. Inoltre può manifestarsi in maniera sintomatica o asintomatica. La prevalenza di tale infezione, nelle gestanti, è risultata del 10-30% negli USA e del 28% nel Regno Unito. Nell’Italia nord-orientale, vari studi di popolazione hanno rilevato una prevalenza di donne con lo streptococco positivo, pari al 17,9%.

Streptococco beta emolitico gruppo b

Lo streptococco beta emolitico di gruppo b è noto da tempo come agente della mastite bovina e di occasionali infezioni umane. Queste ultime riguardano le infezioni delle vie urinarie o le complicanze nel post partum.

Soprattutto negli ultimi cinquant’anni è divenuto uno dei più importanti agenti di infezioni neonatali. In particolare, ci si riferisce alle meningiti neonatali, in cui lo streptococco è secondo solo al batterio Escherichia coli.

Lo Streptococco agalactiae è particolarmente rappresentato come componente della popolazione microbica commensale dell’uretra maschile e della vagina (streptococco vagina). Inoltre, lo streptococco è contagioso e può essere trasmesso da un soggetto all’altro per via sessuale.

Il neonato si infetta generalmente al momento del parto. Durante il passaggio attraverso il canale del parto infetto e, in alcuni casi, sembra possa infettarsi anche prima della nascita.

Streptococco agalactiae in gravidanza

Lo streptococco agalctiae determina manifestazioni cliniche nel neonato da non sottovalutare. Sul neonato lo streptococco agalactiae dà sintomi che coincidono generalmente con una sindrome polmonare acuta. Essa insorge entro i primi 2-3 giorni dalla nascita e, può accompagnarsi a sepsi e meningite con un’elevata letalità.

Lo streptococco agalactiae, avvenuto il contagio, può provocare nel neonato una meningite purulenta. Essa insorge tardivamente con la presenza di gravi reliquati neurologici. Oggi è molto raro riscontrare complicazioni di questo genere, grazie alla prevenzione messa in atto in tutti i centri. Il Sistema Sanitario nazionale prevede infatti, tra gli esami offerti in gravidanza, un tampone per la rilevazione dello streptococco.

Ma lo streptococco agalactiae come si contrae? Lo streptococco è contagioso e raggiunge la mucosa vaginale per trasmissione sessuale. Lo streptococco agalactiae in gravidanza è molto temuto. Non tanto per l’incolumità della donna, ma più che altro perché si tratta di un’infezione facilmente curabile, ma per quella del bambino.

Infatti la colonizzazione batterica materna intra parto è un fattore di rischio importante per l’insorgenza della malattia precoce neonatale. In tale occasione, il batterio invade la mucosa orale e quella delle prime vie respiratorie del bambino, per espandersi successivamente.

Esiste, per lo streptococcco agalactiae, una valida terapia? Precisamente lo streptococco agalactiae si cura mediante terapia antibiotica specifica e mirata. Considerando i gravi danni che può provocare lo streptococco sui neonati, (streptococcus agalactiae) è fondamentale affidarsi alla prevenzione della malattia neonatale, la quale si può basare su diverse strategie.

streptococco in gravidanza

Streptococco gravidanza sintomi

Lo streptococco in gravidanza, a differenza dello streptococco nei bambini, è molto comune. Non si comporta come un agente patogeno, non causa danni e non provoca sintomi (streptococco senza sintomi). Non determina bruciore, prurito, perdite anomale, ed è per questa ragione che non si eseguono esami specifici per la ricerca di questo batterio.

Inoltre, non si prescrivono neanche particolari antibiotici al di fuori della gravidanza per eliminarlo. L’antibiotico per lo streptococco sarebbe inutile e inefficace, perché nell’arco di qualche mese tornerebbe comunque a colonizzare le mucose da cui è stato eliminato.

Soltanto in gravidanza lo streptococco presente sulle mucose genitali comporta un rischio di trasmissione al nascituro. Un rischio che risulta limitato ad alcune specifiche circostanze. Infatti l’infezione non attraversa la barriera della placenta.

Di conseguenza se le membrane amniocoriali sono integre, il feto non può essere infettato. Se invece si ha una rottura precoce delle membrane (PROM), si manifeta questa possibilità. Per questo motivo la gestante viene sottoposta immediatamente a un tampone per streptococco. Se l’esito è positivo, si esegue una profilassi antibiotica per prevenire l’eventuale risalita del batterio e la conseguente contaminazione del piccolo.

streptococco beta emolitico gruppo b

Tampone streptococco gravidanza

Il tampone in gravidanza viene eseguito al fine di rilevare la presenza di tale batterio. In tal modo si saprà se è necesario adottare o meno le tecniche di prevenzione nei confronti della trasmissione materno-fetale. Tra le 35 e le 37 settimane di gestazione viene appunto offerto alla donna in gravidanza un tampone vaginale e un tampone rettale.

Il tampone per lo streptococco, in gravidanza sembra essere il test più sensibile da fare. Esso permette di identificare le donne con probabile colonizzazione batterica al parto e con un più alto rischio di trasmissione perinatale del batterio.

La colonizzazione batterica può essere intermittente o transitoria, per questo motivo, il valore predittivo positivo di un esame colturale (tampone per lo streptococco), eseguito a più di cinque settimane dal presunto parto è piuttosto basso, ma può rivelarsi utile comunque.

Un esame urine positivo per GBS è considerato un segno di importante colonizzazione materna e di aumentato rischio di infezione neonatale. E per questo è un valido indicatore a un trattamento antibiotico.

Il tampone per lo streptococco come si fa? In realtà è molto semplice, si tratta dell’impiego di due tamponi sterili che vengono messi a contatto della mucosa vaginale (a livello dei fornici) e di quella rettale.

In maniera delicata e asolutamente veloce è possibile così avere a disponsizione dei campioni delle cellule che albergano sulla superficie della mucosa vaginale e della mucosa rettale. La prevenzione è fondamentale, ed è il trattamento più efficace.

Può basarsi sull’utilizzo di uno screening colturale in gravidanza per tutte le donne, con trattamento antibiotico intraparto per coloro che risultano positive allo streptococco.

Ad esempio si può intervenire somministrando 5 milioni di unità di penicillina G per via endovenosa, seguiti da 2,5 milioni di unità ogni 4 ore. O, in caso di allergia alla penicillina senza rischi di anafilassi, 2g di cefazolina per via endovenosa, seguiti da 1g ogni 8 ore.

Oppure, in caso di allergia alla penicillina e rischio di anafilassi, clindamicina per via endovenoa 900mg ogni 8 ore o eritromicina endovenosa 500mg ogni 6 ore. Si potrebbe adottare anche un tipo di trattamento antibiotico mirato in situazioni di rischio clinico per trasmissione verticale.

Le situazioni di rischio prese in considerazione per quest’ultimo tipo di trattamento sono:
-parto pretermine
-febbre materna
-prolungata rottura delle membrane amniocoriali
-precedente figlio con infezione neonatale
-batteriuria durante la gravidanza.

Alla nascita, il bimbo viene immediatamente sottoposto a tampone per streptococco faringeo e, se risulta positivo, a profilassi antibiotica. In caso di parto cesareo programmato non è necessario alcun trattamento specifico, dal momento che il bambino non entra in contatto con la mucosa vaginale materna.

streptococco agalactiae in gravidanza

Streptococco gola in gravidanza

Si può inoltre soffrire di mal di gola da streptococco. Esso è dovuto al ceppo dello Streptococco piogene, noto anche come streptococco betaemolitico di gruppo A. Molto contagioso, può diffondersi attraverso goccioline aeree quando un soggetto infetto tossisce o starnutisce, ma anche condividendo alimenti o bevande.

Questo streptococco colpisce gli adulti provocando febbre da streotococco, faringite da streptococco, o anche polmonite. Per i bambini le conseguenze sono simili ma il rischio di contrarre l’infezione è maggiore per via della frequenza scolastica e dello stretto contatto con gli altri bambini.