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Epidurale si o no? Benefici, rischi e pericoli da conoscere

Epidurale si o no

L’epidurale è una tecnica utilizzata per garantire un parto meno doloroso, ma la partoanalgesia piò anche avere degli aspetti negativi. Non è diffusa in modo uniforme in Italia, infatti in alcuni ospedali è disponibile 24 ore su 24, per il resto viene offerta ancora con difficoltà. La situazione italiana è nettamente differente da quella di altri Paesi europei come la Francia e la Gran Bretagna, dove il parto con l’epidurale è largamente diffuso.

L’epidurale è una tecnica ben sperimentata, adottata per avere un parto senza dolore. Essa offre un profilo elevato di sicurezza, ma nonostante ciò l’epidurale può avere dei rischi. La procedura prevede la somministrazione di analgesico a cura di un medico anestesista.

Quest’ultimo inserisce un sottile catetere nello spazio compreso tra due vertebre della zona lombare e lo fissa con un cerotto. Così, l’anestesista potrà somministrare alla partoriente una miscela di farmaci che bloccano lo stimolo doloroso nella parte inferiore del corpo senza addormentarla.

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L’analgesia peridurale ha miglior esito se si somministra la miscela a boli refratti, in modo da garantire un costante ma leggero controllo del dolore. Qualsiasi forma di analgesia o anestesia in gravidanza deve essere consentita dalla salute della donna e del bambino. Un elettrocardiogramma in gravidanza, insieme a vari altri controlli permettono di evidenziare problematiche che potrebbero impedire un parto naturale con epidurale.

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Epidurale parto

Come tutti gli interventi medici, l’analgesia epidurale comporta benefici, ma anche alcuni rischi ed effetti collaterali negativi, che è necessario conoscere e valutare per decidere se fare ricorso o meno a questa tecnica. L’analgesia epidurale abolisce il dolore, partorire fa notoriamente male, quindi spesso ci si sofferma a questo.

Inoltre preserva la sensibilità della partoriente alle contrazioni, la sua capacità di muoversi e di spingere durante la fase espulsiva del parto. Questa è tra l’altro la sostanziale differenza tra epidurale e spinale, inoltre per epidurale o spinale cambia il sito di inoculazione dei farmaci.

La futura mamma rimane quindi più rilassata e più disponibile a collaborare attivamente alla nascita. Si tratta di una tecnica largamente usata da anni in tutto il mondo, che ha raggiunto livelli di efficacia e sicurezza molto elevati.

Può essere richiesta in qualsiasi momento del travaglio, tenendo conto anche di quanto dura il travaglio. Può essere mantenuta anche nella fase espulsiva, anche se in questa fase la donna è particolarmente attiva e dedita alla nascita del proprio bambino.

L’epidurale

La presenza del cateterino sulla schiena non limita i movimenti della partoriente e non le impedisce di assumere la posizione che preferisce. I farmaci somministrati attraverso l’epidurale non raggiungono il nascituro e sono perfettamente compatibili con l’allattamento al seno.

Esistono però nei confronti dell’epidurale pro e contro, dunque l’epidurale può far male. Spesso, infatti, l’analgesia induce nella partoriente un calo di pressione. Ciò la costringe a trascorrere il travaglio distesa a letto e le impedisce di camminare o di scegliere posizioni in grado di favorire la discesa del bambino nel canale del parto.

Eliminando o riducendo fortemente lo stimolo doloroso, l’epidurale altera i meccanismi ormonali del travaglio bloccando la secrezione delle endorfine (gli analgesici naturali prodotti dal nostro organismo), e riduce la produzione di ossitocina. In tal modo risulta spesso necessario somministrare questa sostanza in forma sintetica, per stimolare le contrazioni.

Se durante l’esecuzione, l’ago punge accidentalmente la membrana durale, cioè quella che racchiude il midollo spinale, può insorgere dopo il parto una forte cefalea, della durata di alcune ore o di alcuni giorni, che costringe la donna a letto, perché la guarigione avviene spontaneamente con la posizione supina prolungata.

Il ricorso all’epidurale è associato a una maggior frequenza di parti operativi, cioè all’utilizzo della ventosa e alla manovra di Kristeller. Il parto in analgesia richiede la presenza continua dell’anestesista oltre che dell’ostetrica, e ciò potrebbe scombussolare l’equilibrio psicologico garantito da una situazione d’intimità.


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Infatti le donne che hanno stabilito un rapporto di confidenza con l’ostetrica che le segue, affrontano il travaglio e il parto con maggior fiducia nelle proprie risorse e meno ansia e timori. Per questo chiedono più raramente l’epidurale affidandosi alle proprie potenzialità e all’assistenza ostetrica.