Parto cesareo

Terzo cesareo: dolore, rischi e pericoli da conoscere

Terzo cesareo

Il terzo parto non è detto che sia un taglio cesareo; infatti anche dopo il secondo cesareo è possibile partorire spontaneamente. Le linee guida sul VBAC (parto spontaneo dopo taglio cesareo) raccomandano un’attenta valutazione delle condizioni materne per evitare i rischi di un taglio cesareo reiterato. Infatti, a differenza del parto naturale, il parto addominale aumenta il rischio tromboembolico, traumatico ed emorragico per la madre, e rende difficoltoso l’adattamento neonatale alla vita extra uterina. Vediamo quali sono i rischi di un eventuale terzo cesareo.

L’importanza del monitoraggio della gravidanza dopo cesareo

Spesso viene impedito un parto vaginale dopo uno o due cesarei perché si pensa, erroneamente, che questo potrebbe comportare la rottura d’utero. In realtà, questa complicata emergenza ostetrica si verifica in percentuali molto basse e paritarie tra le due modalità di parto; per tale ragione la Letteratura Scientifica mondiale incoraggia un monitoraggio attento della gravidanza dopo cesareo. In particolare si richiede di verificare la localizzazione del tessuto cicatriziale e soprattutto la volontà materna di un travaglio di prova.

Terzo cesareo

Quanti cesarei si possono fare?

I ricercatori che hanno condotto studi sul taglio cesareo (TC) non ne supportano un numero preciso possibile. Se, però, si bilancia l’aumento crescente dei rischi, aumentando i cesarei eseguiti sulla stessa donna, ci si rende conto che sarebbe meglio non superare la soglia di quattro. Quindi quanti cesarei si possono fare? Tecnicamente solo quelli necessari, che sia dopo un parto addominale o dopo un parto spontaneo.

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Il parto operativo addominale è un intervento chirurgico a tutti gli effetti, che, per essere eseguito in sicurezza, deve essere indicato da condizioni materne o fetali compromesse. Il TC è un salvavita, e mai una procedura semplice, soprattutto perché la ripresa dopo cesareo è più difficile; infatti, va considerata la cicatrice e la sua guarigione, l’impossibilità di muoversi, allattare, e prendersi cura del proprio bambino, e di sé stesse in autonomia.

Terzo cesareo: perché è più rischioso?

Il terzo parto cesareo, rispetto ai due precedenti, spesso ha bisogno di tempi di intervento più lunghi. Tuttavia, se la placenta è regolare ed i parti svolti in precedenza non hanno dato particolari complicazioni, il terzo cesareo risulterà uguale agli altri. C’è però un fattore da considerare, e cioè il rischio di anomalie della placenta.

Con il passare degli anni, e a causa delle gravidanze a cui una donna si è già sottoposta, c’è infatti la possibilità che la placenta si impianti nella parte bassa dell’utero, e che dunque sia previa. La placenta previa è una condizione patologica che potrebbe richiedere l’anticipazione del parto stesso, aumentando così il rischio di complicazioni ed emorragia post partum.

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Altri rischi che si potrebbero correre al momento del terzo cesareo riguardano dunque le perdite di sangue che potrebbero essere più abbondanti, ma anche il prolungamento dei tempi dell’intervento, che potrebbero arrivare fino ai 60-80 minuti.

Terzo cesareo: le raccomandazioni

Come ogni cesareo, gli esperti raccomandano di programmare per quanto possibile i tempi dell’intervento, fissando una data ben precisa. Al contempo, sarebbe necessario di non anticipare troppo i tempi perché un parto prematuro potrebbe comportare sul bambino rischi da non sottovalutare.

Come prepararsi al parto cesareo? L’ostetrica Rosanna Felisi raccomanda innanzitutto di tenere conto dell’alimentazione la sera prima dell’intervento qualora il parto fosse stato programmato: un digiuno di sei ore. Rimuovere poi anelli, piercing, collane e smalti, ma anche l’eliminazione di peli pubici nella zona in cui avverrà l’incisione. In questo caso, è sconsigliato l’utilizzo di rasoi e lamette perché potrebbero provocare dei microtraumi con la possibilità eventuale di infenzioni.

A cura del ginecologo, operatore e dell’anestesista saranno evidenziati i benefici ed i rischi inerenti l’intervento, affinché la partoriente possa porre con tutta convinzione la firma sul consenso.