Medicinali in gravidanza: quali ammessi e quali vietati

Medicinali in gravidanza

L’utilizzo o meno di farmaci in gravidanza rappresenta spesso una notevole fonte di dubbi per molte mamme. Talvolta trovare il giusto equilibrio tra la propria salute e quella del bambino che si trova ancora all’interno dell’utero può non essere sempre semplice, non solo se sono presenti patologie materne importanti che richiedono necessariamente una certa tipologia di trattamento, ma anche in presenza di un banale mal di gola, di un’influenza o di una bronchite in gravidanza. In alcune situazioni può essere il bambino ad aver bisogno di una determinata terapia prima di nascere e quindi a portare la mamma ad assumere determinati medicinali. Come trovare quindi il giusto compromesso tra farmaci e gravidanza?

Farmaci

Molti dei medicinali presenti in commercio sono in grado di oltrepassare la barriera placentare che separa il circolo materno da quello fetale. Ecco perchè è bene prestare un’attenzione in più ai farmaci che si assumono ed informarsi accuratamente in merito ai possibili effetti che possono avere sul bambino, anche se si tratta di comuni medicine per il mal di gola, utilizzate senza problemi al di fuori della gravidanza.

L’impiego d’integratori in gravidanza (che non costituiscono dei veri e propri medicinali) non è controindicato, ma deve comunque rispondere a bisogni reali della donna, senza diventare routinario, ed i dosaggi devono essere adeguati. Ad oggi solamente la somministrazione di acido folico è fortemente raccomandata almeno per tutto il primo trimestre a tutte le donne, in quanto è dimostrato che prevenga importanti malformazioni a carico del sistema nervoso del bambino.

Anche i prodotti a base di vitamine in gravidanza, così come i sali minerali (in particolare la vitamina A, D, il ferro ed il rame), vanno assunti con criterio, per non ricadere in effetti indesiderati sia per la madre che per il bambino.

Mal di gola in gravidanza

Un comune mal di gola può presentarsi anche durante i 9 mesi di gravidanza. I farmaci per il mal di gola disponibili sono moltissimi e spesso rientrano nella categoria degli antinfiammatori ed antidolorifici, somministrabili in varie modalità. Gli spray per la gola, sebbene abbiano un’efficacia limitata, vengono scarsamente assorbiti dall’organismo e non provocano danni al feto. Se danno sollievo alla mamma possono essere utilizzati, purchè si rispettino i dosaggi riportati sul foglietto illustrativo.

Farmaco

Numerosi studi attestano come il principio attivo considerato d’eccellenza per il trattamento del dolore in gravidanza sia il paracetamolo. Di conseguenza anche la tachipirina per il mal di gola può avere una buona efficacia ed allo stesso tempo risultare estremamente sicura per la salute del nascituro.

Cortisonici in gravidanza

Tra gli antinfiammatori più conosciuti si annoverano sicuramente i farmaci a base di cortisone o corticosteroidi. I dati disponibili in campo umano su ampi campioni di donne trattate con questa tipologia di prodotti sono ancora controversi. Per quanto riguarda l’assunzione nel primo trimestre solo alcuni studi ne attestano la correlazione con un incremento del rischio di malformazioni, come la labiopalatoschisi, altri la smentiscono.

Nel secondo e terzo trimestre alcuni studi segnalano un rischio aumentato di rallentata crescita fetale, basso peso neonatale ed altre alterazioni a carico del sistema nervoso del bambino, soprattutto in caso di terapia cronica ad alte dosi, ma non si sa se queste condizioni siano attribuibili alla terapia o piuttosto alla patologia cronica materna che ne ha richiesto l’assunzione.

Rimane comunque indicato, qualora si presenti la necessità di assumere cortisone, rivolgersi al proprio ginecologo per ricevere uno schema terapeutico che tenga conto delle esigenze materne, senza però sottovalutarne gli effetti sul bambino.

Augmentin in gravidanza

Gli antibiotici in gravidanza spesso costituiscono un grande punto interrogativo per le mamme. Ve ne sono alcuni più sicuri e altri meno. Qualora se ne sia accertata la reale necessità e dopo essersi rivolte ad un professionista medico, l’amoxicillina in gravidanza è considerata un antibiotico di prima scelta, come riportato dall’Agenzia Italiana del Farmaco. La formula più comunemente utilizzata è quella accompagnata dall’acido clavulanico, sotto il nome commerciale di Augmentin. Trattandosi del medesimo principio attivo anche lo zimox in gravidanza può essere utilizzato, se effettivamente è stata accertata la presenza di un’infezione batterica di vario genere.

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Fermenti lattici in gravidanza

Durante la gravidanza l’intestino della mamma può mutare i propri ritmi. Può insorgere stitichezza per l’azione continuata del progesterone che dilata le anse intestinali, l’aumento di peso dell’utero ed il maggior assorbimento di acqua da parte dell’organismo (feci più dure); a seguito di questi fenomeni la frequenza delle evacuazioni può progressivamente ridursi e vi può essere una maggior difficoltà alla defecazione.

La stipsi può favorire la risalita dei batteri intestinali verso il tratto genito-urinario e di conseguenza dare origine a cistiti e vaginiti. In questi casi, oltre a bere molta acqua e ad intraprendere una dieta più ricca di fibre, può essere utile assumere quotidianamente alimenti ricchi di fermenti lattici vivi, come per esempio alcune tipologie di yogurt, per favorire la regolarità dell’intestino e stabilizzarne la flora batterica.

Per quanto riguarda gli integratori a base di fermenti lattici, è bene consultare il professionista che segue la gravidanza prima di procedere ad un’eventuale assunzione. L’uso routinario di questi prodotti non è infatti giustificato; in caso di necessità, sono però considerati sicuri in termini di salvaguardia della salute del bambino.

L’uso di lassativi in gravidanza è importante che sia limitato a casi eccezionali ed è bene ricorrere prima agli altri rimedi precedentemente citati. Se proprio se ne presenta la necessità e su indicazione medica, è meglio prediligere lassativi ad azione osmotica, come il lattulosio, che non risultano avere controindicazioni in gravidanza.

Assumere farmaci contro la diarrea acuta, come l’imodium in gravidanza non è indicato, a meno che non si verifichino dei veri e propri fenomeni diarroici che ne richiedano la somministrazione e comunque sotto controllo medico. In caso di esposizione cronica a questo medicinale durante il secondo e terzo trimestre alcuni studi hanno rilevato una riduzione del peso neonatale.

Bentelan in gravidanza

Ci sono casi particolari in cui la nascita del bambino avviene prima del termine della gravidanza, o perchè le contrazioni iniziano precocemente e si presenta l’eventualità di un parto prematuro, o perché, per svariate motivazioni, si sospetta una sofferenza a carico del bambino in utero e risulta quindi necessario indurre il parto il prima possibile.

Se queste situazioni si verificano al di sotto della trentaquattresima settimana, il bambino può non avere i polmoni abbastanza maturi da poter iniziare a respirare autonomamente una volta nato. Ecco perchè in questi casi è indicata la somministrazione di 2 dosi consecutive a distanza di 24 ore l’una dall’altra di Bentelan, un farmaco a base di cortisone che aiuta i polmoni fetali a produrre quella sostanza che impedirà loro di collassare su se stessi una volta avviata la respirazione. Quando realmente necessaria, la profilassi con Bentelan è quindi supportata dalle evidenze scientifiche e può davvero fare la differenza in termini di mortalità neonatale.

Oki in gravidanza

Tra gli antinfiammatori da banco più comunemente utilizzati si annoverano sicuramente i FANS (Farmaci Antinfiammatori non Steroidei). Nel primo trimestre di gravidanza sarebbe meglio evitare l’assunzione di questi farmaci che, anche a basse dosi, come riportato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, sono associate ad una maggior probabilità d’aborto spontaneo. Dal secondo trimestre e fino alla ventottesima/trentesima settimana di gravidanza, il rischio associato all’utilizzo di questi farmaci è ovviamente direttamente proporzionale alle dosi assunte. Per esempio, assumere oki per la febbre in modo saltuario ed a basse dosi in questo periodo non arreca particolari danni al feto. Lo stesso vale per il moment in gravidanza.

A partire dalla ventottesima/trentesima settimana l’assunzione di FANS è sconsigliata in quanto può determinare il restringimento o la chiusura prematura del dotto arterioso di Botallo fetale (ossia quel vaso sanguigno che durante la vita intrauterina collega l’arteria polmonare all’aorta, consentendo così di bypassare il circolo polmonare, non funzionante in epoca gestazionale), con rischi gravi per la salute del bambino. In questo periodo, piuttosto che assumere un oki per il mal di gola, è meglio propendere per una tachipirina, a base di Paracetamolo.

Anche l’aspirina in gravidanza, FANS a base di acido acetilsalicilico, è controindicato nelle epoche sopracitate, solo se assunto in alte dosi. Le evidenze scientifiche non segnalano invece anomalie a carico del feto a bassi dosaggi.

In questo contesto e su indicazione del professionista sanitario, una particolare formulazione dell’aspirina (cardioaspirina) può anche essere utile per favorire la dilatazione delle arterie uterine e garantire un maggior afflusso di sangue alla placenta e quindi al feto, qualora non si sia ancora verificato un completo adattamento dell’organismo materno alla gravidanza. In questi casi si consiglia di sospendere la terapia a basse dosi in prossimità del parto, per ridurre il rischio di emorragie, avendo l’aspirina un parziale effetto anticoagulante.