Latte vaccino

Latte vaccino a quanti mesi si può dare

Latte vaccino a quanti mesi

Cos’è il latte vaccino? Il latte vaccino è il comune latte di mucca. Esso non va introdotto nella normale alimentazione del bambino prima dell’anno di vita. Erroneamente, si tende a fare assumere il latte vaccino a un neonato di 8 mesi, poco dopo il normale processo di svezzamento; quest’ultimo, se la mamma allatta al seno, avviene dopo i 6 mesi. Questo è il tempo ideale secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per allattare un neonato, sebbene sia utile anche dopo; pertanto un neonato di 4 mesi e mezzo, ad esempio, non solo non dovrebbe assumere latte vaccino ma nemmeno alimenti complementari.

Tuttavia, se l’allattamento è artificiale, esiste una vasta varietà di latte per bambini; tra questi si annovera anche il latte di crescita, usato come sostitutivo del latte vaccino dopo i 12 mesi di vita fino ai 3 anni. Esso è meno grasso e meno proteico del latte vaccino, ma più gustoso. Il sapore infatti viene reso accattivante perché il piccolo man mano che cresce tende a sviluppare il suo gusto personale; è in questa fase che abbandona qualunque tipo di latte.

Ma il latte vaccino fa male? Il latte vaccino per i neonati, come detto, è assolutamente sconsigliato. Tuttavia rimane un alimento molto discusso, a cui spesso si ricollegano malattie tumorali, autismo o osteoporosi; per dovere di cronaca però, la scienza attribuisce l’insorgenza di queste patologie a processi multifattoriali e non al singolo consumo di un alimento.

Latte vaccino

Il latte vaccino per il bambino di un anno è relativamente sicuro, perché per essere ben metabolizzato dal piccolo deve avere determinate caratteristiche e tollerabilità; per questo va sempre preferito il parzialmente scremato. Ad ogni modo è il quantitativo che fa la differenza, e ogni alimento in grosse quantità diviene nocivo. Diluire con acqua il latte vaccino è un modo per evitare problemi digestivi o allergie alle proteine in esso contenute; si comincia mettendo più acqua che latte e poi aumentare progressivamente fino al 50 e 50 per vedere come reagisce il bambino. Se non vi sono reazioni, si può passare al solo latte senza contenuto acquoso.

Oltre al latte vaccino esistono altri tipi di latte, erroneamente chiamati tali; questi sono di natura vegetale: il latte di soia. Il latte di soia per neonati è consigliato solo se è accertata un’intolleranza al lattosio; vi sono poi diversi studi che ne scoraggiano l’assunzione perché la soia è ricca di fitoestrogeni. Essi sono sostanze vegetali simili ai comuni estrogeni femminili. Altri studi condotti negli Stati Uniti, hanno attribuito al consumo di soia l’abbassamento delle difese immunitarie nell’adulto come nel bambino.

Il latte di capra per neonati ha avuto il suo lancio una cinquantina di anni fa; la fama è quella di essere un buon sostitutivo del latte vaccino in caso di intolleranze o dermatiti atopiche. Niente di più falso. Il latte di capra, infatti, nella sua composizione non si discosta molto dal latte di mucca; in aggiunta, è doveroso precisare che se da un lato contiene più calcio, dall’altro perde in ferro, vitamina A, C e D. Infine, è estremamente povero di acido folico, indispensabile per la sintesi dell’emoglobina e la formazione dei globuli rossi.

Una migliore alternativa è il latte di riso per neonati. Il riso, infatti, è un alimento non allergizzante e comunemente assunto dalla popolazione; è privo in assoluto di lattosio, e con un quantitativo proteico contenuto e ben bilanciato.

Latte vaccino

Infine, latte si o no? Il si pieno può essere dato solo e soltanto per il latte materno; esso è un latte specie-specifico, privo di elementi allergizzanti e assolutamente calibrato al metabolismo renale del neonato che cresce. Sempre OMS ha dichiarato l’esistenza di un marketing dei latti, come nel caso del latte di proseguimento (4, 10 e 12 mesi). Nonostante la trovata pubblicitaria, l’ultima parola spetta sempre ai genitori.