bambino in braccio

Vuole stare sempre in braccio: è normale?

Prendere in braccio il bambino

Ogni mamma si è sentita dare consigli da chi crede di saperne più di lei riguardo alle cure e le attenzioni da dare al proprio bambino. Tra questi consigli, il più frequente è: “Non prenderlo sempre in braccio, rischi di viziarlo!”. Purtroppo si tratta di un pregiudizio popolare molto forte e molto diffuso nella società. Si parla di pregiudizio in questo caso, in quanto non ha alcun fondamento scientifico, alcuna base oggettiva. Nonostante ciò pare che venga tramandato negli anni senza farsi alcun tipo di problema a riguardo.

Già in epoca neonatale i bambini richiedono con il pianto le braccia dei genitori, il calore, l’odore, la voce e l’affetto di mamma e papà. Spesso essere in braccio ai genitori è per loro l’appagamento di un forte desiderio di affetto, sicurezza e protezione. Perché negare, in maniera del tutto immotivata, questo al proprio bambino? Perché viene considerato necessario limitare il contatto fisico con il proprio bambino?

Eppure quanto chiunque, soprattutto adulti, si sente fragile e sconfortato richiede l’abbraccio, il contatto con qualcuno che gli voglia bene e che gli dia affetto. La stessa necessità la nutrono i neonati, con l’unica differenza che non possono manifestarlo a parole.

Inoltre, non va trascurato il fatto che hanno vissuto la gravidanza protetti dall’utero materno, avvolti dal caldo liquido amniotico e nutriti dalla placenta. Il parto è stato un evento destabilizzante da questo punto di vista, ed ogni neonato ricerca attorno a se il contatto fisico, specie con i genitori. Rispondere ad un suo bisogno naturale e fisiologico significa agevolarlo nella sua sana e serena crescita.

Un bambino che piange per essere preso in braccio non deve essere considerato viziato o capriccioso. Non cerca le attenzioni dell’adulto senza un valido motivo. Si tratta semplicemente della manifestazione di un bisogno. Trascurare questa richiesta non agevola la formazione di una futura indipendenza personale. Inoltre, bisogna considerare attentamente il fatto che si tratta di un bambino. Egli non sarà mai completamente indipendente, né tanto meno deve esserlo dal punto di vista affettivo, nessuno lo è!

Consideriamo anche la questione dal punto di vista tissutale. Il tessuto cutaneo è il mezzo attraverso cui agisce il tatto, il senso più sviluppato nei neonati già nella vita intrauterina. Si tratta dell’organo si senso che si sviluppa per primo ed ha maggiori connessioni con il sistema nervoso centrale.

Il bisogno del bambino di avere un contatto fisico è un bisogno fisiologico e non è bene che gli sia negato. Specialmente la vicinanza fisica tra mamma e bambino è riconosciuta come uno dei bisogni primari. Qualche diceria infondata non può e non deve essere considerata come un metodo educativo. Prima di essere educato un bambino ha bisogno di essere amato e rassicurato. Solo in questo modo si sentirà più sicuro nel futuro distacco con i genitori per affrontare la vita.