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Taglio cesareo: il laser che elimina la cicatrice

In Italia circa 3 donne su 10 vengono sottoposte a taglio cesareo, il quale ormai è diventato una procedura chirurgica di routine ed essenziale per le situazioni in cui viene richiesto: bambino podalico o sofferenza fetale in travaglio. Tuttavia, essendo comunque una tecnica invasiva, lascia una cicatrice, la quale può ispessirsi o generare fastidiosi sintomi.

Se tutto procede per il meglio, le più moderne tecniche di sutura (come quella intradermica) sono sufficienti a generare segni del tutto invisibili col passare del tempo. Se la cicatrizzazione non dovesse avvenire in modo naturale, la causa principale è l’infezione dell’incisione che va incontro a un processo infiammatorio che, anche a risoluzione avvenuta, lascia una cicatrice più grande ed evidente. In altri casi anche il tipo di pelle della donna è soggetto alla formazione di esiti cicatriziali anomali, che diventano veri e propri cheloidi, ovvero cordoni rossastri di tessuto cutaneo in rilievo.

Sorge quindi il problema di risolvere un problema antiestetico, che può alterare anche se in parte il rapporto della donna col proprio corpo. Insieme alla soluzioni più comuni di chirurgia estetica, troviamo la possibilità del laser. Il laser in questione è il “Dye laser 595 nanometri”, che nasce per il trattamento di malformazioni vascolari. Questo strumento sfrutta una luce in grado di selezionare anche i vasi più piccoli in eccesso eliminandoli. La procedura è del tutto sicuri, non vengono usati farmaci o anestetici incompatibili con l’allattamento.

Tuttavia il laser richiede svariate sedute, una ogni tre settimane, per potere funzionare anche su cicatrici attempate e dall’aspetto bianco perla aggiungendo al trattamento l’utilizzo di CO2 frazionato; questa aggiunta ha il potenziale di rimodellare la cicatrice, stimolandola a produrre collagene e fibre elastiche che rinnovano la pelle. Esiste una terza possibilità, specie per le pazienti con qualche chilo in più: il laser a diodi. Esso sfrutta una fibra ottica che scioglie in tessuto adiposo in eccesso.

È opportuno sottolineare che il costo di questa procedura ambulatoriale innovativa si attesta intorno ai 1.000/1.500 euro, e va praticata sono nel caso in cui procedure più soft (pomate al cortisone o al silicone) non diano l’effetto desiderato. Inoltre, questo trattamento non è contemplato in situazioni di normalità, ovvero non tutte le donne cesarizzate hanno per forza brutte cicatrici, ma solo nei casi in cui vi sia una zona ipertrofica sintomatica: dolore e prurito insopportabili.

Infine, in modo preventivo all’infezione dell’incisione chirurgica va ricordato che: la cicatrice non va bagnata per almeno una settimana, evitando sia la doccia che il bagno; in questa settimana va considerato di disinfettare la cicatrice con prodotti medicali in modo sterile; non lasciarla mai umida ma tamponarla con dolcezza senza mai sfregare; coprire la lesione con un cerotto evitando di esporla al vestiario; evitare di esporla al sole perché la melanina crea una iper-pigmentazione cutanea responsabile poi di un fastidioso rossore. Nel caso in cui tutte queste accortezze fossero state messe in atto ma si notasse ugualmente una secrezione giallastra o maleodorante, è fondamentale rivolgersi al medico.