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Parenti invadenti durante la gravidanza

I 9 mesi che precedono il parto costituiscono per la donna momenti delicati: alla gioia si accompagna nervosismo e stress, al piacere della maternità si alternano momenti di sconforto e dolore fisico. Molte donne amano condividere questo importantissimo momento della loro vita con chiunque, parlandone e rendendo parte integrale della loro gravidanza le persone a loro più vicine; ma altrettante, invece, preferiscono portare in grembo il loro piccolo senza interferenze esterne, soprattutto quelle dei parenti invadenti.

Forse non tutti sanno che l’invadenza dei parenti è uno dei motivi più comuni per il quale la coppia decide di separarsi. Soprattutto in momenti delicati, poi, la futura mamma, pur nei momenti di difficoltà, tende a non chiedere aiuto, mira a non mostrare la sua debolezza. Questo perché, nel momento in cui rimane incinta, nasce in lei un senso di empatia col feto che porta in grembo, nei confronti del quale prova un senso di attaccamento che tende ad escludere chi, secondo lei, prova a prendere il suo posto.

Parenti invadenti come comportarsi

Nascono nella mente della futura mamma pensieri strani: la creatura che nascerà è sua, e chiunque, nei momenti più difficili che precedono il parto, tende ad avvicinarvisi, costituisce una sorta di “minaccia”. Ovviamente non bisogna generalizzare, ma è bene ricordare che vi è una parte della popolazione femminile che attiva, quasi inconsciamente, questo tipo di ragionamento proprio a causa di parenti invadenti. Vi è anche chi, volentieri, accetta l’aiuto di parenti e suoceri servendosi della loro ben più ampia esperienza come genitori: ma spesso anche loro sbagliano, tendendo a intrufolarsi completamente nella nuova vita da mamma della donna.


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Capita spesso, infatti, che si sta vivendo la propria giornata piena di impegni e problemi, che puntualmente arriva la chiamata o la visita dei parenti invadenti, anche nei momenti meno opportuni, che tendono a rovesciare addosso alla futura mamma le proprie ansie e preoccupazioni.

Questo fa si che i loro disagi trascinino “la donna in una palude emotiva dalla quale, durante la gravidanza, tendono ad uscire; la meta ideale non è diventare degli insensibili che si disinteressano dei problemi dei propri cari, ma raggiungere un’autonomia mentale ed emotiva che ci renda capaci da un lato di continuare normalmente le nostre attività, e dall’altro di individuare di volta in volta qual’è l’atteggiamento migliore da tenere col familiare“, spiega Raffaele Morelli, psichiatra e psicoterapeuta. “Questo non significa volergli meno bene,anzi”.