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Cosa fare quando il bambino non vuole attaccarsi al seno

L’allattamento al seno è un gesto istintivo, ma non sempre naturale. Soprattutto con il primo figlio l’inesperienza, la paura di fargli male per trovare una posizione comoda, il timore di provare dolore ai capezzoli, possono creare disagi impedendo al bambino di nutrirsi a sufficienza e alla mamma di esporsi a complicazioni come ragadi, indurimento di parte del seno, così ci si convince di non avere abbastanza latte, ricorrendo alle giunte.

Un’altra preoccupazione è quando il bambino non vuole proprio saperne di attaccarsi al seno. In questi casi la mamma prova un senso di rifiuto, emotivamente doloroso, che la scoraggia spingendola verso l’allattamento artificiale.

A volte queste difficoltà dipendono da peculiarità del seno, ad esempio perchè uno o entrambi i capezzoli sono piatti, infossati o introflessi. Ma anche in questi casi, con l’aiuto di un’ostetrica, è possibile l’allattamento al seno. Nelle situazioni in cui la causa non dipende dall’anatomia del seno, è importante che la mamma sia serena e convinta che il suo latte sia il nutrimento migliore per il figlio, anche per le peculiarità antibatteriche ed immunitarie di cui dispone. Inoltre per la diade madre-figlio, il momento dell’attaccamento al seno è uno scambio di coccole, di contatto pelle a pelle, fondamentale anche per il benessere psicologico del piccolino.

Come fare, allora, a “convincere” il bambino ad attaccarsi al seno?
I neonati riescono a cogliere lo stato d’animo del caregiver. Quindi la mamma dovrebbe essere fonte di tranquillità, in questo modo il piccolo sarà più disposto a mangiare; attività questa, un pochino faticosa per lui, soprattutto durante le prime poppate. Altra indicazione utile è nutrire il bambino quando ha fame e non quando riteniamo che sia il momento di mangiare, magari svegliandolo mentre dorme tranquillamente. Nonostante i disagi per coordinare il menage familiare non possiamo trascurare le esigenze del neonato; per quanto possibile, soprattutto i primi tempi è necessario assecondare i suoi bisogni.

Se inizialmente il bambino non si attacca al seno è perchè non capisce come succhiare. In questo caso la mamma può aiutarlo inserendo bene il seno, ovvero capezzolo e areola, nella bocca ben spalancata del figlio. Altrimenti il piccolino afferra solo il capezzolo e non solo non riesce a nutrirsi, ma provoca l’insorgenza delle ragadi alla mamma, si innervosisce, piangendo disperatamente e rifiutando il seno. Per superare questa difficoltà può essere d’aiuto solleticare il labbro del bambino con il capezzolo, in modo da stimolarlo a spalancare la bocca ed a quel punto si indirizza il capezzolo verso il suo palato.

È importante, anche, che la mamma non usi profumi, essenze, saponi dalle profumazioni forti che coprano il suo odore. Il bambino ha bisogno di sentire il profumo della sua mamma, è una componente del bonding e favorisce il contatto e un rapido avvio dell’allattamento.

Una volta attaccato al seno è opportuno appoggiarlo a sè e non il contrario: la mamma non dovrebbe incurvare la schiena, per evitare una posizione scomoda al figlio. La posizione migliore, almeno inizialmente per avviare l’allattamento, è quella in cui il piccolino è disposto di fronte al capezzolo, “pancia a pancia” con la mamma e con il collo dritto e non piegato da un lato. Con il tempo e l’esperienza la mamma, ormai sicura della sua capacità di allattamento, potrà sperimentare altre posizioni.