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Le lacerazioni da parto: cause e conseguenze

Le lacerazioni sono un’eventualità piuttosto frequente, che interessa cioè il 70% dei parti per via vaginale. Le cause sono molteplici, prima fra tutte una scarsa informazione delle donne sulla loro prevenzione e una non adeguata assistenza intra partum da parte del personale. Le conseguenze delle lacerazioni dipendono dal loro grado di severità e sono spesso a lungo termine.

Le lacerazioni da parto sono danni delle strutture appartenenti alla regione del perineo, compresa tra ostio vulvare e ano, che possono verificarsi nel periodo espulsivo, quando le queste strutture sottoposte ad una eccessiva trazione cedono al passaggio del feto. A seconda dei distretti interessati si distinguono diversi gradi di lacerazioni:

  • di I grado: lacerazioni che non raggiunge lo sfintere anale
  • di II grado: lacerazione che si estende fino allo sfintere anale, senza coinvolgerlo.
  • di III grado: coinvolge anche lo sfintere anale
  • di IV grado: coinvolge lo sfintere anale e la mucosa rettale

Le conseguenze delle lacerazioni, specie di grado severo, sono piuttosto infime. Queste strutture infatti sono deputate al contenimento degli organi pelvici e alle funzioni di continenza di gas e feci. Una volta laceratesi e sostituite con tessuto cicatriziale non sono più in grado di assolvere al meglio le loro funzioni. Per questo motivo si potrebbe verificare una condizione di incontinenza e a lungo andare prolassi d’organo che necessitano di una chirurgia ricostruttiva.

Le cause della lacerazioni sono:

  • parto precipitoso
  • eccessiva rigidità o lassità dei tessuti materni
  • mal-posizionamenti fetali
  • sproporzione feto-pelvica
  • utilizzo di forcipe e ventosa

Purtroppo, come si comprende dalle cause, non tutte le lacerazioni sono prevedibili. Quello che la donna può fare dal canto suo per prevenirle è allenare le strutture perineali ad una maggiore elasticità e resistenza facendo una ginnastica specifica per il perineo da cominciare quanto prima durante la gravidanza.

Per quanto riguarda i mal-posizionamenti fetali la loro gestione dipende dall’abilità del personale nel diagnosticarli all’inizio di un travaglio. Spesso è la stessa sproporzione feto pelvica a determinare i mal-posizionamenti della testa.

Tuttavia non sempre è facile fare queste diagnosi preventive, è spesso si arriva a farle ad un punto del travaglio in cui non è più possibile praticare il taglio cesareo e l’utilizzo di forcipe o ventosa sono fondamentali per espletare il parto.

L’episiotomia profilattica non si è dimostrata efficace nel prevenire le lacerazioni, piuttosto il parto in posizione libera può favorire una corretta discesa della testa fetale sfruttando la gravità e limitare i danni del perineo.