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Idrocefalia fetale: sintomi, cause e conseguenze

L’idrocefalo è il sintomo di una condizione patologica del Sistema nervoso Centrale, che porta all’accumulo di liquor cefalo-rachidiano all’interno dei ventricoli cerebrali o anche di versamento nei ventricoli e nello spazio subaracnoideo. Quest’ultimo è definito come idrocefalo comunicante. L’idrocefalia può verificarsi nel feto ma anche nel neonato, nel lattante e nell’adulto.

Nel feto, nel neonato e nel lattante, quando le suture craniche non sono ancora saldate, tra i principali sintomi si riscontra la macrocefalia (aumentata dimensione della testa). L’aumento della pressione intracranica porta come sintomi nausea, cefalea, convulsioni, vertigini e incoscienza non facilmente identificabili nel neonato.

Il liquor cefalorachidiano viene prodotto a livelli dei plessi corioidei, per poi circolare nei ventricoli cerebrali ed essere riassorbito a livello delle granulazioni dei Pacchioni. Un accumulo quindi può essere dovuto ad una ipersecrezione, ad una ostruzione del circolo o ad un suo cattivo riassorbimento.

L’ipersecrezione è causata da papillomi e carcinomi dei plessi coroidei che lo producono e in tal caso si parla di Idrocefalo iper-secretivo e si forma dopo la nascita.

Nel secondo caso invece l’idrocefalo ostruttivo può essere dovuto a malformazioni cerebrali, ed è quello che spesso viene diagnosticato in ecografia. Nel terzo caso il mancato riassorbimento può essere dovuto ad emorragie o processi infettivi.

L’idrocefalia fetale rappresenta il 2,5% di tutte le malformazioni fetali, ma la sua diagnosi ecografica è piuttosto difficoltosa, spesso è tardiva o non viene fatta. In caso di dilatazione ventricolare e sospetto di idrocefalo infatti è opportuno ripetere l’ecografia in un centro di II livello.

Anche la prognosi di sopravvivenza è piuttosto difficoltosa. Nei casi di idrocefalia isolata è pari al 90% ma di questi casi circa il 30% sviluppa dei deficit neurologici. In caso si idrocefalia il parto viene indotto il prima possibile, compatibilmente con la maturità polmonare per permettere un precoce intervento terapeutico.

Alla nascita una risonanza magnetica nucleare può permettere di diagnosticare l’entità del danno cerebrale ed attraverso la terapia chirurgica si può abbassare notevolmente l’incidenza di deficit neurologici. Tuttavia la chirurgia ventricolare ha come complicanze infezioni e occlusioni ventricolo-peritoneali.