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Quando la mamma non può allattare

Sul fatto che il latte materno sia l’alimento migliore per il neonato, ormai siamo tutti d’accordo. Le linee guida dell’organizzazione mondiale della sanità sono ben definite e lo eleggono il nutrimento per eccellenza, sia dal punto di vista nutrizionale , sia per la rilevanza dell’aspetto psico-affettivo nel legame madre-figlio.

Di articoli del genere ne abbiamo letti a migliaia. Così come i consigli spesi in merito da amici, parenti e vicini, senza dimenticarci delle precise istruzioni del pediatra. Ma a questo punto, il nocciolo della questione è: quali sono le alternative al latte materno? Cosa si può fare quando allattare proprio non è possibile? Per rispondere a queste domande, qualche piccolo accenno storico mi sembra doveroso.

Facendo delle ricerche in merito, infatti, ha destato particolarmente il mio interesse il fatto che l’uomo abbia avuto l’esigenza di trovare un sostituto del latte della mamma si da tempi lontanissimi. Sono stati addirittura trovati dei recipienti di terracotta risalenti a 4000 anni fa, atti proprio a facilitare l’assimilazione di latte vaccino da parte dei piccoli cuccioli d’uomo.

Era frequente infatti, in epoca remota, che la madre morisse nel mettere alla luce il piccolo, per cui è logico che il resto della famiglia dovesse trovare un modo per permettere al neonato di sopravvivere. Tuttavia però, il latte vaccino era e resta un alimento poco adatto ai bambini al di sotto dell’anno di vita, sia perché è carente di ferro ed altri nutrienti, sia perché troppo ricco di proteine, sodio, cloro e potassio che vanno a sovraccaricare troppo fegato e reni.

Più avanti nel tempo si è capito che per i lattanti era meglio assumere latte diluito e più leggero (come quello di pecora, capra e cammello), e solo quando la scienza ha cominciato a fare passi da gigante si è riusciti ad arrivare ad un latte modificato e formulato secondo il fabbisogno del piccolo d’uomo.

Questa è più o meno la storia dei latti artificiali, attenti oggi ad ogni esigenza neonatale e validi sostituti, laddove sia strettamente necessario, del latte materno. Il lattante che non può essere alimentato al seno per malattia della madre, per disagio fisico di diversa natura (ragadi, capezzoli introflessi, ecc.) o per altro grave motivo che non lasci alternativa, può quindi assumere latte formulato, sotto consiglio del pediatra.

Tra il quarto e il sesto mese poi, è possibile cominciare lo svezzamento con l’introduzione graduale di alimenti semi solidi come creme e semolini. Se facciamo ancora un passo indietro nel tempo, troviamo la figura della balia. La balia o nutrice era colei che allattava il bimbo o i bimbi di un’altra donna che non voleva o non poteva farlo. Anche di questo fenomeno, abbiamo oggi una sorta di evoluzione in quanto sono sempre più presente negli ospedali pubblici le banche del latte.

Chi vuole e soprattutto chi ne ha in abbondanza, può donare il proprio latte che viene trattato, conservato e destinato a bambini che non possono riceverlo dalla propria mamma. Quelli che hanno la priorità su tutti però, per ovvie ragioni, sono quelli ammalati o nati prematuri che hanno bisogno di cure particolari. Questo a dimostrazione che il latte di mamma è l’alimento migliore e che aiuta a guarire meglio e a crescere prima. Quasi una medicina naturale, un elisir.

A questo punto però vorrei concludere, rivolgendo un pensiero particolare a quelle mamme che non possono allattare e soprattutto voglio consigliare loro di abbandonare timori e sensi di colpa perché quando non è possibile farlo ci sono, per fortuna, delle alternative per far crescere al meglio i loro bambini. E poi, voi mamme possedete qualcosa di gran lunga più importante di qualche proteina… L’amore della mamma!