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Diario della gravidanza, la diciassettesima settimana

Il numero non suona bene, 17, ma certo segna un passo avanti in questo strano gioco dell’oca da 40 caselle: le 40 settimane della gravidanza. Fisicamente mi sento bene – a parte che già non riesco a dormire la notte per il mal di schiena e perché non trovo la giusta posizione – ma stanno crescendo i dubbi su come cambierà la nostra famiglia con il nuovo arrivato.

Dunque sono arrivata alla diciassettesima settimana di gravidanza. Il bambino (o la bambina) è grande adesso più o meno come la mia mano aperta, la lunghezza testa-coccige varia tra gli 11 e i 12 centrimetri e pesa circa 100 grammi. A me sembra già piuttosto grande, eppure mancano ancora 5 mesi alla data del parto. Che cosa meravigliosa la natura!

In questa diciassettesima settimana di gravidanza ho avuto molto da fare con la mia prima bambina, a casa dall’asilo influenzata: mi sono dedicata a lei con ogni attenzione, chiedendo un paio di giorni liberi in ufficio. Essere i primogeniti significa anche questo: non posso saperlo con certezza, perché sono la minore di tre fratelli, ma credo che il primo figlio da una parte paghi l’inesperienza dei genitori, dall’altra però possa godere pienamente del tempo e delle attenzioni di mamma e papà. Non significa che il secondo o il terzo figlio avranno minori “cure”, ma una diversa gestione del tempo certamente sì.

A proposito di malattia: salutando la pediatra della mia bambina, dopo che l’ha visitata per accertare la fine dell’influenza, le ho detto, ridendo, che a maggio arriverà un fratellino o una sorellina. Mi ha fatto tanti complimenti, perché i fratelli saranno vicini di età, ma mi ha detto con tono tra il preoccupato e il divertito, che ci vorranno “almeno due anni, dalla nascita del secondo, per tirare un po’ il fiato… Le daranno parecchio da fare!”. Incoraggiante, il punto di vista della pediatra, vero?!

La fine di questa settimana è stata segnata poi da qualche impegno professionale in più: motivo che mi ha fatto tornare alla mente un pensiero che ho avuto anche durante i 9 mesi che mi hanno fatto diventare mamma per la prima volta: ad un certo punto, guardando i miei colleghi di ufficio, mi sono resa conto che, quando la bambina sarebbe nata, non avrei mai più potuto fare tutto ciò al quale stavo lavorando in quella fase della mia vita. Probabilmente è una cosa che si ripeterà anche dopo questa seconda gravidanza. Sono convinta che l’essere mamma mi renda anche una lavoratrice più efficiente, tesi che sostiene anche un libro che ho letto di recente, ma l’evidenza con la quale convivo è la cronica mancanza di tempo per tutto, purtroppo. Realtà non facili da conciliare.

In questo periodo sto realizzando quindi che l’organizzazione della mia vita lavorativa si articolerà in modo ancora diverso, quando i figli saranno due: andrà, probabilmente in modo ancora più netto, verso una direzione di maggiore flessibilità perché ho – e credo che avrò -piacere di essere una mamma presente con i bambini, specialmente nei primi anni della loro vita. Questo non significa affatto mettere il lavoro in stand-by, ma conciliare la professione in modi e tempi diversi. Spero di riuscire a rendere “armonici” per quanto caotici i vari aspetti della mia vita di donna: mamma, lavoratrice, moglie, figlia, sorella e, in definitiva, persona…

Intanto è cominciato anche l’Avvento e, dunque, il conto alla rovescia verso il Natale. E’ il mio secondo Natale da mamma e lo vivo con una particolare intensità, perché sto aspettando un bambino. In tema di Natale… avete consigli per addobbi a prova di bambina di 15 mesi che ama scorrazzare per ogni stanza?

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