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In attesa di un’adozione: la storia di Fiorenza

Fiorenza è una ragazza che ha tutto! Un fidanzato da anni che la ama, un lavoro nella ricerca prestigioso grazie a cui ha girato il mondo, oltre ai tanti viaggi fatti per puro diletto.

Non è bella Fiorenza, non convenzionalmente bella, ma affascinante, molto intelligente e simpatica. Quelle intelligenti a volte fanno paura agli uomini, ma lei dopo varie delusioni amorose, superato i 30 anni ha trovato quello che sa apprezzare la sua testa, forse perché anche lui è nella ricerca universitaria.

Per chi ha visto il mondo, farsi affascinare dai bimbi che si incontrano in certi paesi – specie in Asia e Africa:semplici, sempre sorridenti, anche nei grandi villaggi, molto diversi dai nostri bimbi europei, a volte troppo concentrati su sé stessi e i loro capricci, fin da piccini – adorarli nella loro tenerezza è una cosa naturale, quindi forse anche decidere semmai un giorno di adottarne uno!

Ma quando l’orologio biologico di Fiorenza ha iniziato a segnare il countdown, l’idea dell’adozione è diventato un obbligo; quando ci si è accorti lei e il suo compagno che il bambino che si era iniziato a desiderare, programmare, sognare non arrivava in maniera naturale e non sarebbe arrivato. Età, problemi di lui o di lei? Non ci interessa analizzare questo, o raccontare dettagli medici inutili. Ci interessa raccontare di come una persona piena di vita, allegra, sempre scherzosa con tutti, si faccia immalinconire da un diritto naturale che a un certo punto diventa non realizzabile. Quello per una coppia di avere un figlio. (questo per far capire anche come si sente una coppia gay, davanti allo stesso problema/divieto)

La trafila per un’adozione è molto lunga, la burocrazia, questa maledetta, come sempre, allunga ancor di più sempre tutto nel nostro beneamato paese. E storia recente quella dei 30 bambini congolesi rimasti per mesi bloccati con i loro genitori adottivi nel paese africano, perché mancavano permessi o quant’altro. Beh, va così per molte altre coppie italiane, e anche se il blocco burocratico è meno lungo, speriamo…non fa meno male.

L’attesa, come tutte le attese, snerva. Rende nervosi, irritabili, anche nel rapporto di coppia, sul lavoro, nelle amicizie. Abbiamo già raccontato di come la maternità cambia le amicizie tra mamme e non mamme . E così anche la non maternità di qualcuna/o in un gruppo di amici cambia i rapporti di forza. L’amica che non riesce ad avere bambini, in mezzo a tutte amiche mamme, può sentirsi “difettosa”, diversa, non accettata o forse e lei che non si accetta: “..tu che ne sai, che hai un bambino!” Così Fiorenza ha detto vicino a una nostra amica mamma un giorno che forse era un po’ troppo nervosa. E’ così anche l’invidia, un sentimento che ci sembrava di non aver mai provato, all’improvviso ci attanaglia la gola. E ci scopriamo forse un po’ cattive.

Adesso il bambino africano di Fiorenza è stato assegnato dalle autorità competenti, tutti i colloqui e le pratiche fatte; hanno visto e sentito lei e il suo compagno, anche tante sofferenze ben più pesanti di quelle a cui noi europei siamo abituati, nel conoscere le storie dure, contorte (violenze, percosse, difetti fisici) che ci sono dietro questi bambini africani orfani o abbandonati che vengono dati in adozione.

Così forse Fiorenza avrà relativizzato anche la sua di sofferenza per la maternità naturale negata…e adesso siamo sicuri è pronta ad accogliere il suo bambino e iniziare il suo nuovo percorso come famiglia finalmente con prole.