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Cosa fare quando si rompono le acque

La rottura della borsa amniocoriale (PROM) comunemente detta rottura delle acque si manifesta con la perdita di liquido amniotico attraverso la vagina. E’un evento che normalmente avviene al termine della gravidanza nella prima fase del travaglio, ma può succedere che accada prima in modo abbastanza imprevedibile.

Bisogna distinguere una rottura delle acque cosiddetta intempestiva, cioè al di fuori del travaglio ma comunque al termine di gravidanza e una rottura delle acque prematura, ossia prima delle 37 settimane di gravidanza. In ogni caso al momento che si visualizza la fuoriuscita di liquido dalla vagina (assicurandosi che non sia una comune perdita di urina) sarà necessario recarsi in ospedale, portando con se’ tutto l’occorrente per il ricovero.

Bisognerà recarsi il più velocemente possibile in ospedale se il colore del liquido è scuro-verdastro (possibile segno di sofferenza fetale), se è già presente una attività contrattile e se la rottura delle acque avviene è al di sotto delle 37 settimane di gestazione.

Difatti, la rottura delle acque a termine di gravidanza non porta particolari problematiche di gestione. Giunti in ospedale e accertata la Prom e l’orario preciso, si aspetterà l’inizio spontaneo del travaglio che solitamente avviene dopo 24-48h oppure si procederà alla sua induzione qualora non dovesse instaurarsi spontaneamente 2 giorni.

Questo perché con una rottura delle acque, superate le 48 ore il rischio di infezioni ascendenti comincia a salire, pertanto a termine di gravidanza (dalle 37 settimane in poi) non c’è alcuna indicazione ad una ulteriore attesa. Se si è positive allo Streptococco B verrà fin da subito somministrata una terapia antibiotica endovena per scongiurare la trasmissione materno fetale.

Se la rottura delle acque invece si manifesta prematuramente, in una epoca gestionale relativamente troppo bassa per la nascita, la gestione clinica diventa più complicata per i rischi associati al parto prematuro e a secondi dei casi bisogna valutare il rapporto tra rischio/beneficio di una eventuale attesa.

Prima delle 34 settimane (limite massimo di attesa nella Prom) si valuta innanzitutto se il tampone per lo streptococco è negativo o positivo. Qualora sia positivo c’è sempre l’indicazione all’induzione entro 48 h, sotto profilassi antibiotica e somministrazione di betametasone per la maturazione polmonare.

Se invece il tampone per l’SB è negativo, lo stato di salute materno-fetale è buono e non sono presenti segni di infezione, si tenterà una strategia d’attesa che prevede ricovero con assoluto riposo a letto, monitoraggio frequente del benessere materno fetale, profilassi antibiotica preventiva e somministrazione di betametasone per favorire la maturità polmonare del feto, farmaci tocolitici se è presente attività contrattile.

Se la situazione clinica rimane stabile, non appena saranno raggiunte le 34 settimane, epoca gestazionale meno rischiosa per la nascita si dovrà procedere all’induzione il parto.Oltre le 34 settimane infatti non c’è più alcuna indicazione all’attesa.

Se invece dovessero sfortunatamente subentrare complicanze materno-fetali legate a infezioni, sofferenza fetale e oligoidramnios severo si procederà in ogni caso all’induzione, indipendentemente dall’epoca gestazionale.

La rottura delle acque può verificarsi anche in un’epoca gestazionale al di sotto del limite minimo di sopravvivenza fetale (23 settimane) e in quei casi è ncessario fare il possibile per portare il feto alla soglia minima di vitalità valutando il rapporto rischio/beneficio e monitorando continuamente il benessere materno-fetale.

I fattori di rischio riconosciuti per la rottura prematura delle acque sono attualmente associabili alle infezioni vaginali o sessualmente trasmesse, alle minacce di parto pre-termine, all’incontinenza cervicale alle precedenti Prom, alle sovraddistenzioni uterine (gravidanza gemellare o polidramnios), all’amniocentesi e alle procedure fetoscopiche invasive.

A tutt’oggi non esiste una prevenzione specifica per la PROM. Può essere d’aiuto prevenire l’insorgenza di infezioni bevendo molta acqua ed evitare laddove possibile l’amniocentesi ed altre pratiche invasive.